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2022-10-09 18:18:55 By : Mr. Garfield Zhao

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A Firenze Olafur Eliasson trasfigura Palazzo Strozzi con un’architettura che sfida i limiti spaziali. E l’edificio diventa parte del progetto

Un palazzo – gioiello del Rinascimento toscano e mirabile esempio di equilibrio compositivo – coinvolto in una grandiosa mise-en-scène di cui Olafur Eliasson è il deus ex machina. Siamo a Firenze, nella reggia che nel XV secolo sancì l’escalation degli Strozzi, famiglia di banchieri che nelle espressioni dell’Umanesimo trionfante identificò il segno anche della propria magnificenza. Paraste, capitelli, profili di archi in pietra serena, composti a enfatizzare nella sua purezza il disegno della struttura architettonica, colpirono Eliasson già nel 2015, quando decollò la sua avventura fiorentina, complice Arturo Galansino, direttore di Palazzo Strozzi e oggi anche curatore dell’esposizione che segna la consacrazione in Italia del danese-islandese. L’artista ricorda: «Quando stavo progettando Nel tuo tempo per Palazzo Strozzi, mi proponevo di concepire questo meraviglioso edificio non tanto come un ospite passivo, come uno sfondo, o persino un contenitore per l’esposizione, ma piuttosto come un co-produttore della mostra». Ed eccolo il palazzo antico trasformarsi, con un balzo di secoli, grazie alla visionaria e audace regia di Eliasson, in una Tate Modern d’antan, riecheggiando la grandiosità della mostra che a Londra nel 2003 lo portò a definitiva notorietà internazionale: The weather project . È rimasta scolpita nel nostro immaginario per quel grande sole artificiale, frutto di sapienti alchimie luminose che abbacinavano i visitatori invadendo una realtà spaziale d’eccellenza, la Turbine Hall. Il corpo a corpo con l’architettura è tipico di Eliasson che da sempre conta rapporti privilegiati con architetti che ruotano, come altri collaboratori di grande valore, intorno al suo studio di Berlino: Kjetil Thorsen, con cui realizzò il Serpentine Gallery Pavillon, e Sebastian Behmann, con cui firmò il primo edificio da lui progettato in toto, il Fiordenhus a Vejle. Ma torniamo a Firenze dove la retrospettiva a Palazzo Strozzi si pone anche come debutto di nuove opere site-specific, partendo dall’installazione sospesa nella corte a 8 metri d’altezza Under the weather (2022), che, grazie all’effetto optical generato dalla sovrapposizione di griglie sfalsate, si rivela manifesto d’intenti. È l’artista a chiedersi: «Cosa accade quando uno schermo ovale, posto orizzontalmente sopra le nostre teste, crea effetti moiré che destabilizzano il nostro equilibrio; quando lo stesso effetto marezzato emerge in una nuova opera d’arte che impiega la tecnologia della realtà virtuale generando nuovi modi di esperire lo spazio e di guardarci mentre osserviamo?». Salire al piano nobile permette di addentrarsi da subito in un complesso meccanismo che, oltre a rappresentare «un’architettura temporanea di pensieri», come dichiara Eliasson stesso, presenta anche quelle implicazioni storiche, sociali e ambientali cui egli non è mai stato estraneo. Il tema delle finestre, discrimine tra esterno e interno, luce e ombra, impronta le prime tre sale dove, con effetti spettacolari, Eliasson dà evidenza non solo ai simulacri colorati di vetrate gotiche e rinascimentali, tipiche dei palazzi fiorentini, ma anche alla loro fisicità, perturbata da graffi, bolle, grumi materici che sussurrano storie. Eloquenti le opere Firefly double-polyhedron sphere experiment (2020), poliedro dalle facce multicolori che galleggia nell’aria richiamando l’icosaedro disegnato da Leonardo da Vinci per Luca Pacioli, e How do we live together? (2019), dove un arco metallico attraversa diagonalmente la sala che lo ospita e si trasforma, grazie al soffitto specchiante, in anello circolare, rinnovando le seduzioni delle antiche geometrie euclidee come quelle dell’arte percettiva del secolo scorso. Andando a ritroso nella produzione di Eliasson, ecco Beauty (1993), un sipario di pioggia accarezzato da fasci luminosi, che assume i colori di un arcobaleno intessuto di fili cangianti cui fanno da contraltare, nella Strozzina, le trame ottiche della realtà virtuale preannunciata da Eliasson. In Your view matter (2022) i visitatori, indossando speciali visori, penetrano trame digitali attraverso sei mondi virtuali e, catapultati in cyberspazi popolati di figure geometriche in mutazione, si trasformano anch’essi in co-produttori della mostra.

Nella foto, l’opera «Firefly double-polyhedron sphere experimentV al piano Nobile, Sala 8 (foto Ela Bialkowska)

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