Moda e musica rap un connubio tra black culture e streetwear| L&P

2022-10-09 12:54:05 By : Mr. jim wong

La recente e tragica scomparsa di Coolio ha riacceso i riflettori a livello internazionale sul sempre fascinoso mondo dell’hip-hop, contenitore in cui gravitano diverse discipline, dal writing alla break passando per il beatbox e musica rap, tutte collegate in un modo o nell’altro anche al mondo della moda. Fin dai tempi non sospetti infatti i due universi hanno sempre dialogato tra loro, creando le basi del cosiddetto streetwear, uno stile di incredibile presa di cui si sono innamorati anche direttori creativi di importanti maison. Ripercorriamo dunque la storia del binomio vincente tra musica rap e moda, ricordando gli eventi storici salienti.

Per tornare alle radici del rap occorre proiettarci indietro nel tempo, nello specifico sulla east coast degli Stati Uniti, a New York, nelle zone periferiche del Queens, di Harlem e soprattutto del Bronx. Proprio in questi quartieri nasce l’hip-hop, elemento identitario della black culture e pilastro della storia statunitense recente. Nei primissimi tempi ad andare per la maggiore sono i cosiddetti block party, feste in cui i giovani si radunano per assistere alle performance di break dance e per ascoltare musica.

Proprio in questo contesto si fa spazio la figura del DJ, selezionatore musicale il cui compito è quello di estrappolare (grazie ai primi di rudimenti tecnologici) solo singoli frammenti delle basi musicali parlandoci sopra tenendo sempre a focus ritmo, rime ed eventuali assonanze: è l’inizio della musica rap, poi sciorinata attraverso testi studiati o tramite il freestyle, dunque con una declamazione istantanea di testi in rima improvvisata sul momento. Tra i temi trattati nei brani spiccano la vita nel ghetto, istantanee di cruda quotidianità, protesta contro un sistema corrotto e la voglia di riscatto. Non esisteva, soprattutto nei primi tempi, un codice estetico preciso. L’esigenza era quella di differenziarsi dallo stile dei bianchi emulato fino a quel momento, al fine di creare un guardaroba versatile con un l’unico obiettivo di essere anticonformisti.

Una prima svolta da un punto di vista stilistico arriva negli anni ottanta, quando il movimento rap cessa di essere soltanto un fenomeno da quartiere grazie al contributo di colossi come Run DMC e LL Cool J; è proprio qui che si delineano in modo evidente i tratti caratteristici dell‘estetica hip-hop, figli di un mix tra le influenze della break dance e quelle della disco. A predominare è un outfit che unisce lo stile delle Black panther con le classiche e ormai iconiche tute Adidas, il tutto impreziosito da appariscenti accessori, spesso gioielli con catene, segno distintivo di rivalsa sociale.

Frequentissimi poi i rimandi allo sportwear, come i cappellini New Era (baseball) e i bucket hat. Ma a cambiare in maniera radicale sono soprattutto le proporzioni. I volumi, prima proposti anche in modo più aderente, adesso diventano maxi, oversize, sia nella parte superiore del corpo (t-shirt, felpe) sia in quella inferiore con i pantaloni baggy. C’è poi un’annata in particolare da tenere a mente, quella del 1985, in cui avviene una sorta di passaggio di consegne tra il brand Adidas e la Nike, complice il fortissimo interesse di quest’ultima sul mondo del basket, lo sport più seguito dalla comunità black. Grazie a questo apporto nascerà lo storico sodalizio tra il rap e le Jordan, le sneakers più famose dello streetwear che contribuiranno a diffondere la cultura rap in tutto il mondo, grazie al testimonial Micheal Jordan, il giocatore più importante della storia.

La potenza e l’incredibile presa della musica rap crea un grandissimo senso di attrattività da parte della moda. Negli anni novanta sono infatti innumerevoli le aziende lanciate sul mercato proprio per cercare di soddisfare una grande fetta di pubblico desiderosa di identificarsi nel genere. Ecco allora la nascita di FUBU, marchio dell’investitore Daymond John nato nel Queens e diventato in poco tempo uno dei capisaldi della community. Da segnalare anche l’ingresso di Dapper Dan, marchio recentemente riportato in auge da Gucci.

complici anche due monumenti come 2Pac e Notorius B.I.G, una giovanissima rapper dell’East Orange, chiamata Lauryn Hill colmerà a colpi di talento il gender gap negli anni Novanta, divenendo parte fondamentale del gruppo The Fugees (uno dei progetti hip-hop più importanti della storia celebre per brani come “Ready or not” o “Killing me softly”) prima di intraprendere un fortunatissimo percorso da solista culminato con un album culto, “Miseducation of Lauryn Hill”. Un altro contributo fondamentale è arrivato poi grazie a Missy Elliot, personalità che riuscirà a spalancare le porte del mainstream collaborando con la Diva Madonna e con altre cantanti molto famose.

Sul versante stilistico per tutti gli anni Novanta i cambiamenti non saranno sostanziali, fino al momento in cui gli stessi rapper decideranno di lanciarsi nell’industria dell’abbigliamento, con brand come Sean Combs (di Sean John) e soprattutto Rocawear, azienda capitanata da Damon Dash e dal famosissimo Jay-Z. Da questo momento in poi spopolerà un nuovo stile, lo streetwear, caposaldo della moda ancora oggi.

Sarà Kanye West, profilo dalla mente visionaria, a dare il colpo definitivo al rapporto tra moda e musica rap, fondando nel 2013 un proprio brand di scarpe, le Yeezy, promuovendole con un battage pubblicitario senza precedenti servendosi anche di personalità derivanti dal mondo dell’arte contemporanea, una su tutte Vanessa Beecroft. Ma non solo. Al rapper, ultimamente nelle pagine di cronaca per le sue dichiarazioni folli e sui generis, va dato anche atto di aver scoperto tra gli altri il designer Virgil Abloh (purtroppo morto lo scorso anno ), stilista dello streetwear di lusso, apprezzatissimo fondatore del marchio Off-White nonché Direttore Artistico di Louis Vuitton.

Oggi, il rap e lo streetwear si presentano quasi come topos nell’alta moda maschile. Per alcuni si tratta di un controsenso, visto le radici popolari del genere, ma in realtà non è nient’altro che una vittoria. Una vittoria di una comunità partita dal niente e arrivata a dominare il mondo grazie al proprio talento, alla voglia di rivalsa, all’urgenza espressiva. Una storia bellissima.

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