Sono arrivati a Monfalcone e Porto Marghera gli ultimi due carichi di bramme dalla città ucraina di Mariupol. Metinvest ora sta riorganizzando la geografia delle forniture, un’impresa non facile considerato che il 98% delle bramme ai laminatoi europei del colosso siderurgico arrivavano proprio da Russia e Ucraina. Nel frattempo il gruppo si sta spendendo sul fronte umanitario, raccogliendo e inviando beni di prima necessità ai profughi
Sono arrivati a Monfalcone e a Porto Marghera gli ultimi due carichi di bramme d’acciaio Metinvest da Mariupol, la città ucraina sul Mar d’Azov completamente accerchiata e continuamente bombardata dalle forze russe.
D’ora in avanti l’approvvigionamento per i laminatoi del Triveneto potrà avvenire solo attraverso nuove fonti diversificate che il Gruppo Metinvest ha nel frattempo trovato in altri Paesi: Cina, India, Indonesia, Vietnam, Brasile.
Ma ci vorrà tempo, dicono dal quartier generale genovese di Metinvest Europe. Si tratta infatti di un’attività difficile da organizzare, visto che Russia e Ucraina da sole fornivano il 98% delle bramme utilizzate negli stabilimenti europei del Gruppo, che essendosi sviluppato con una logica verticale gestiva nella filiera dell’acciaio l’intero ciclo dalla miniera al prodotto finito.
Le due ultime navi giunte in porto, che al momento dell’inizio dell’attacco militare russo avevano già superato i Dardanelli, stanno scaricando circa 20.000 tonnellate di materiale. In attesa dei nuovi carichi non provenienti dall’Ucraina, le attività industriali in Italia di Trametal a San Giorgio di Nogaro e di Ferriera Valsider a Oppeano andranno avanti con le scorte di magazzino.
In Ucraina sono completamente ferme le due acciaierie di Mariupol, città di 400.000 abitanti dove la situazione umanitaria è molto grave, così come il grande impianto di Zaporizhia dove ha sede anche la centrale nucleare colpita dai combattimenti la settimana scorsa. Mentre, fa sapere sempre l’ufficio centrale genovese di Metinvest Europe, sono ancora in attività nella città ucraina di Dnipro uno stabilimento che produce billette d’acciaio per prodotti lunghi e un sito minerario, ridotto a una capacità operativa dal 30/40%, che con difficoltosi collegamenti ferroviari stanno ancora servendo gli impianti che si trovano in Bulgaria e Polonia.
Ma ora il focus di tutto il Gruppo Metinvest, il più grande player siderurgico e minerario dell’Ucraina e tra i primi 50 al mondo con un fatturato nel 2021 di 1,6 miliardi di euro, è sulla questione umanitaria. «Con la fondazione del nostro principale azionista, Rinat Akhmetov, la Metinvest ha aperto un hub in Polonia per aggregare tutti gli aiuti umanitari che arrivano dai vari Paesi europei, e da lì vengono convogliati al centro di raccolta e smistamento di Zaporizhia» spiega Roberto Re, l’ingegnere italiano a capo di Metinvest Europe.
«Nei prossimi giorni è prevista la consegna di 80 tonnellate di cibo. Nelle città finora risparmiate dalla guerra, il Gruppo ha preparato sistemazioni per circa 4.000 persone». E sta anche lavorando per accogliere profughi sia in Italia sia in Bulgaria e Polonia, dove ha realizzato strutture apposite. «Stiamo ricevendo un supporto enorme da clienti, fornitori, amici», ringrazia Re.
Il manager conferma le brutte notizie provenienti da Mariupol: una città che da oltre una settimana è senza elettricità, acqua, riscaldamento, cibo, medicine, con le condotte del gas danneggiate e linee telefoniche non funzionanti. «Come ha ci spiegato il nostro amministratore delegato, Yuriy Ryzhenkov, l’azienda manda ogni giorno degli sms a tutti i suoi dipendenti, nella speranza che arrivino e possano avere informazioni accurate, perché non sanno quello che sta succedendo intorno a loro», riporta Re.
«Prima che cominciasse la fase attiva del combattimento alle porte della città – conclude il manager -, il gruppo aveva predisposto rifugi antiaerei con acqua, cibo, altri beni essenziali. Ma sappiamo che le scorte stanno finendo. Sono stati predisposti rifornimenti, ma il fallimento dei corridoi umanitari rende difficile l’avvio delle operazioni».
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