Marcel Boum, lo street food africano a Milano di Trussardi e Battisti

2022-10-08 18:34:46 By : Ms. Vivian lee

Lo street food africano di Marcel Boum, il locale di Gaia Trussardi e Cesare Battisti in zona Tortona a Milano: tante verdure e buoni prezzi

lunedì, 3 Ottobre 2022 di Emanuele Bonati

Marcel Boum in via Savona a Milano è un piccolo locale di street food pan-africano. Si è aggiunto a quella serie di locali mono-cucina a una vetrina che si susseguono fianco a fianco lungo la via.

Le insegne cambiano, ma resta il concept: sono posti dedicati a un piatto, o a una specialità o nazionalità, declinata tra il fast e lo street food. Maido, l’insegna degli okonomiyaki, i gelati di Gusto17, l’irrispettoso Burgez e i suoi hamburger, gli hot dog di Mr Bulldog, il Messico di Madre.

La cucina di Marcel Boum si basa su piatti semplici e sani, ovvero è uno street food incentrato sulla cucina e cultura africane contemporanee, portate a Milano.

Il progetto nasce da un’idea di Gaia Trussardi, da sempre attiva sui temi di integrazione sociale. Il menu è stato affidato a Cesare Battisti del Ratanà e ai suoi collaboratori, che hanno studiato e approfondito nei dettagli le tradizionie gastronomiche dell’Africa. 

Questo nuovo progetto di street food africano aperto a Milano a giugno scorso ha una profonda radice nell’inclusività. Da un lato, si propone di favorire l’inserimento sociale ed economico di richiedenti asilo. Dall’altro lato, vuole portare questa cultura gastronomica, i suoi piatti e sapori, alla clientela italiana, con l’idea che la conoscenza possa e debba portare all’inclusione.  

Marcel Boum è il luogo giusto dove sentirsi parte integrante di una realtà multiculturale, confrontarsi con l’identità altrui, arricchirsi mediante nuove suggestioni e idee.

Il menu cambia stagionalmente, e prevede cartocci, hummus, primi piatti e insalate. Tutte le preparazioni hanno alle spalle un profondo studio della materia prima e vengono servite in contenitori biodegradabili. 

Una dozzina di proposte nel menu fast food pan-africano di Marcel Boum a Milano. Attenzione: non ci sono né carne né pesce, mi hanno avvisato. A parte i gamberetti essiccati, chioserei.

Shima Zambia polenta di mais bianco fritta con salsa shito

Fofos de Arroz Mozambico arancino di riso al cocco e gamberetti secchi con salsa rosa allo zenzero

Mihogo Tanzania manioca fritta, mayo lime pepe nero, mayo pepe etiope

Piatto comune a tutto il Medio Oriente e diffuso anche in Africa, a partire dall’Egitto, è ormai comune anche in Italia. A Milano, e un po’ dappertutto, lo si trova nei negozi di alimentari etnici come nei supermercati. Marcel Boum presenta questo street food africano a Milano nelle versioni egiziana, algerina e marocchina.

Hummus di ceci e rapa rossa Algeria con ravanelli e za’atar

Hummus di ceci Marocco con ceci in insalata e sumac

Hummus di cannellini con fattoush Egitto insalata di pomodoro, cetrioli, ravanelli e crostini di pane

Ugali Tanzania con stufato di verdure alla curcuma e zenzero

Harira Marocco di lenticchie e ceci con funghi arrosto

Riso Jollof Nigeria con verdure speziate arrosto

Mpotompoto Ghana purè di patate dolci con coste ripassate e battuta di lime, peperoncino dolce e arachidi

Wali Wa Nazi Kenya riso al cocco, avocado, basilico, curry di Burma – in pratica, un curry verde birmano –, lime e zenzero

Paya Nkú Ghana avocado schiacciato con pomodoro, cipolla e chips di platano

Ho preso due piatti, un po’ a caso. Non ho molte esperienze di ristoranti africani, tanto meno di fast food, a Milano. Ricordi dal secolo scorso: un ristorante eritreo in via Tadino, oltre a Balafon, in via Teodosio.

Ho provato i Fofos de Arroz, degli arancini di riso del Mozambico. L’idea di fondo era un confronto fra street food africano e siciliano, a Milano, terra neutrale ma affollata di genti sicule e africane.

Buoni – mi fermo qui. In realtà, speravo in un gusto un po’ più deciso, il sapore delicato di cocco e gamberetti era solo in parte ravvivato dalla salsa rosa e dal suo zenzero.

Mi è piaciuto invece il piatto di Ugali, stufato di verdure (patate, cavolfiore) alla curcuma e zenzero, servito con fette di polenta bianca. Piacevole e gustoso, questo piatto tanzaniano.

In definitiva, il risultato che il duo Trussardi-Battisti si proponeva, è stato raggiunto, per quel che mi riguarda. Non ci avevo mai pensato più di tanto, ma c’è tutta una cultura gastronomica africana da scoprire, al di là dello street food. Interessante poi la chiave di lettura “vegetale” di Marcel Boum. Arrivo.

Da bere, le birre artigianali italiane del Birrificio Barona di Milano, oltre alla Birra Messina e all’Ichnusa. Succhi e bibite di Plose, e vini (Quartino) e cocktail in lattina (Cok). L’acqua è Wami, la minerale “etica” che dona acqua a comunità sparse per il mondo.

C’è anche una birra etiope, la St George, una Lager, che ha una storia interessante. St George è il primo birrificio africano, fondato nel 1922 da un belga, Mussie Dawit, ad Addis Abeba. Inizialmente, orzo e luppolo, così come i tecnici, venivano importati dall’Europa. Nel 1952 l’azienda passò a una società per azioni etiope (fra gli azionisti, Hailé Selassié, allora imperatore d’Etiopia); attualmente, fa parte di una multinazionale. 

La St George divenne rapidamente molto popolare. In effetti, viene considerata una bevanda “identitaria” africana, contrapposta alle birre estere portate dagli europei. Perfetta quindi nel quadro di conoscenza e inclusione di Marcel Boum: street food e birra africani a Milano.

Sull’etichetta, un cavaliere medievale, San Giorgio, patrono dell’Etiopia ma anche dell’Inghilterra, che uccide il drago. Quindi, un legame culturale con l’Europa. Nel cartiglio superiore, una scritta in amarico (la lingua dell’Etiopia), ovvero la trascrizione del nome.

Detto questo, è una birra leggera, ma a mio gusto abbastanza banale.

“Marcel viveva da qualche parte nel continente africano. Un giorno dovette partire, da solo. Con un bagaglio di colori e sapori attraversò il deserto e i mari che lo separavano da mondi diversi ma non poi così lontani. Durante il suo viaggio si accorse che una cosa che accomuna tutti gli uomini è l’amore per la propria famiglia e il bisogno di mangiare. E che le due cose sono connesse: il cibo unisce, come nient’altro, le persone, i popoli. 

Quando arrivò in Italia decise dunque di costruire un ristorante che potesse ospitare le persone più diverse in un’unica famiglia. Anche solo per il tempo di una consumazione. Voleva far lavorare la magia aggregante universale di certi ingredienti: non solo attraverso il cibo ma anche con i colori, la musica, l’accoglienza. Tutto doveva rispecchiare un’umanità che può e vuole stare insieme.”

Marcel Boum. Via Savona, 13. Milano. Tel. +39 0261460764

"Esco, vedo gente, mangio cose" Lavora nell'editoria da oltre 40 anni. Legge compulsivamente da oltre 50 anni. Mangia da oltre 60 anni. Racconta quello che mangia, e il perché e il percome, online e non, da una decina d'anni. Verrà ricordato per aver fatto la foto della pizza di Cracco.

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