ROMA - Elio Fiorucci, il grande stilista e creativo scomparso ieri a Milano, aveva incrociato con la sua attività, spesso dissacratoria, anche il mondo dell'auto. Appassionato fin dalla giovinezza delle quattro ruote, quando lavorava nel magazzino di pantofole dei genitori in Corso Buenos Aires, Fiorucci aveva aperto il suo primo negozio di abbigliamento 'fuori dalle regole' in Galleria Passarella a Milano, a pochi metri da piazza San Babila e dallo showroom Innocenti (per anni luogo dove i milanesi si davano appuntamento) e dove il fenomeno Mini stava esplodendo, quasi in contemporanea alle prime minigonne portate da Fiorucci direttamente da Carnaby Street. Nel 1977, quando lo store in Galleria Passerella era ormai diventato un luogo di appuntamento per artisti, architetti e creativi di tutto il mondo Elio Fiorucci fu incaricato dall'Alfa Romeo di studiare una rivisitazione della Giulietta, per realizzare un esemplare unico che fosse in sintonia con la voglia di rinnovamento che stava contagiando anche il mondo delle quattro ruote. Assieme a due famosi architetti - Ettore Sottsass e Andrea Branzi che l'anno precedente avevano creato a New York, assieme a Franco Marabelli il primo store del brand - Fiorucci presenta nel 1978 nella sede Alfa di Arese la 'sua' Giulietta, un intervento in perfetta coerenza con la pop art che prevede una verniciatura bianco latte a buccia d'arancia con puntinatura multicolor e un unicum in materiale morbido che avvolge paraurti, fascioni laterali, parafanghi e coppe copriruota. L'interno della Giulietta Fiorucci è ancora più dissacrante: pelo sintetico nelle più diverse tinte, e una grafica pop per la strumentazione che sarebbe piaciuta ad Andy Warhol (peraltro amico di Fiorucci). Nel 2003, tredici anni dopo la cessione del brand al gruppo giapponese Edwin International, Fiorucci torna ad occuparsi di auto: lo fa trasferendo la sua voglia di libertà, di viaggi senza meta e senza condizionamenti e soprattutto di allegria ad una versione camperizzata del Citroen Berlingo. Nascono così 500 esemplari di un'auto cult - oggi ricercatissima dai collezionisti - in cui i colori fluo e una lunga serie di contenitori e di accessori firmati 'Loved by Elio Fiorucci' trasformano il look e lo spirito del veicolo commerciale Berlingo. Ancora una incursione nel mondo delle quattro ruote nel 2010. Questa volta Hyundai Italia lega il celebre stilista alla sua city car i10, che mescolando le 'i' della sigla e del cognome diventa Fiorucci10. L'intervento è meno radicale, ma i tocchi di colore nell'abitacolo, sugli specchietti e sulla calandra bastano a contaminare con l'allegria che ha sempre guidato il lavoro di Elio Fiorucci una vettura dalle linee tradizionali.
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