In morte di monsignor Francesco Nolè, il vescovo frate che coltivava la semplicità - QuiCosenza.it

2022-10-13 11:28:41 By : Mr. Jackie He

Il presule, poco prima di morire, ha chiesto espressamente di essere seppellito con addosso il saio francescano. Apposti i sigilli all’appartamento episcopale

COSENZA – Pomeriggio di lavoro ordinario in redazione. Tra lanci d’agenzia da tenere d’occhio, note stampa appena arrivate e notizie che aspettano di essere verificate. Come sempre, il collega Marco Garofalo è seduto di fronte a me. Al ticchettio veloce delle tastiere dei nostri computer, s’unisce il suono (inconfondibile) della notifica di un nuovo messaggio che gli arriva. Marco cambia espressione d’improvviso, poi sussurra: “E’ morto il vescovo Nolè”. Ci guardiamo increduli. Lo smarrimento dura un attimo. Bisogna al più presto cercare conferma. La direttrice Simona Gambaro raccomanda prudenza. Compongo il numero di don Enzo Gabrieli, responsabile dell’Ufficio per le comunicazioni sociali della diocesi di Cosenza. Il suo telefono suona a lungo. Sto quasi per riattaccare quando, dall’altra parte, mi giunge all’orecchio la voce rotta dall’emozione del sacerdote. Chiamavo per sapere di monsignor Nolè, esordisco. Don Enzo risponde: “Il vescovo è morto”. Poi riattacca, per non sottrarre altro tempo alla stesura del comunicato ufficiale che stava giusto preparando. Quando l’annuncio arriva a tutte le altre testate, la notizia è già online sul sito di QuiCosenza da diversi minuti. Subito una miriade di dichiarazioni pubbliche invade la casella di posta elettronica del giornale.

Intanto, il cuore antico della città sonnecchia. I locali e i negozi che s’affacciano su corso Telesio sono ancora chiusi. Dentro la maestosa cattedrale, muniti di auricolari per la traduzione istantanea, turisti tedeschi e svizzeri ascoltano estasiati una storia lunga ottocento anni. In sacrestia, il diacono Maurizio Milito è pronto a celebrare il rito dell’adorazione. Il volto contratto dal dolore, lo sguardo bagnato di lacrime: è come se volesse scappare lontano. Studenti della sezione distaccata del Conservatorio mangiano un gelato al tavolino di un bar. Uno del gruppo interrompe la risata fragorosa dell’amica: “Dai, è appena morto il vescovo”. La notizia, ormai, ha fatto il giro del web. Nell’androne dell’antico palazzo che ospita la Curia, riposte dentro a un contenitore di ferro, una decina di copie dell’ultimo numero di Parola di Vita, il settimanale diocesano. Sulla copertina, in basso a destra, il richiamo di un articolo pubblicato a pagina sette. Titolo: la diocesi accompagna in preghiera monsignor Nolè. Il redattore scrive che le condizioni del presule sono serie ma stabili e poi riporta un saluto del vescovo, ricoverato al Gemelli dal 30 agosto scorso: “Le mie condizioni sono un po’ migliorate. Non mi sarei mai aspettato di ricevere tanta vicinanza e ve ne sono grato”.

Don Luca Perri, rettore della cattedrale, lascia di fretta la sede episcopale: “Devo correre a prendere il saio francescano che Nolè ha espressamente chiesto di indossare dopo la sua morte”. Alle 17:58 le imponenti campane del duomo suonano a morto. L’atmosfera, nel centro storico, cambia d’un tratto. Don Luca Perri, trafelato, compie al contrario il tratto di corso Telesio che divide la cattedrale dalla Curia. Don Serafino Bianco gli cammina a fianco. La valigetta porpora sotto al suo braccio custodisce i paramenti sacri appartenuti a monsignor Nolè. Il giovane parroco di Rogliano, che del vescovo è stato primo segretario, si mette in auto e parte da solo diretto a Roma. Ad attenderlo, il segretario attuale don Pasquale e l’affezionata governante Rosina.

Francesco Renzelli, titolare dello storico bar di piazza Parrasio, mostra il dolce preferito del presule: “Si chiama varchiglia alla monacale. La ricetta, fatta di mandorle e cacao, risale al 1300 ed era una specialità delle suore scalze carmelitane del convento di San Domenico. A volte il vescovo lo consumava direttamente al bancone del bar, sorseggiando un caffè d’orzo. Altre volte, invece, glielo mandavamo noi in Curia, specie nelle occasioni importanti”. Piano piano il giorno lascia spazio alla notte. D’un colpo, ignare del lutto si accendono su corso Telesio le luminarie montate per gli ottocento anni della cattedrale.

S’illumina pure la vetrina del negozio di articoli religiosi che il vescovo era solito frequentare. “Da buon frate minore conventuale – ricorda il proprietario Umile Trausi – acquistava quasi sempre un tao, croce di legno simbolo del francescanesimo. Lo comprava per sé ma anche per farne dono quando, ad esempio, era ospite di qualche scuola. Una persona semplice che si fermava volentieri a parlare con quanti incontrava per strada. Ultimamente, però, non lo vedevo più in giro”.

Davanti alla sua bottega, s’odono i passi di don Fabio De Santis che esce dalla cattedrale dopo aver celebrato la messa dedicata a Maria Addolorata. “L’ultima volta ho incontrato Monsignor Nolè – confida il viceparroco della chiesa San Giovanni Battista di via De Rada – il 31 luglio a Lorica, dove stava trascorrendo un periodo di riposo presso il convento San Francesco alla Verna. Era provato nel corpo ma forte nello spirito”.

Il questore di Cosenza, Giovanna Petrocca, s’intrattiene a lungo negli uffici della Curia. Quando esce, è visibilmente commossa: “Il 29 settembre, in occasione della ricorrenza di San Michele Arcangelo patrono della Polizia, per la prima volta in cinque anni il nostro amato vescovo non sarà con noi. La festa naturalmente è annullata. Sarà soltanto celebrata una messa che dedicheremo a monsignor Nolè”.

Nell’oscurità, una volante con i lampeggianti accessi si posiziona davanti all’ingresso dell’Episcopio, in un gesto che sa tanto di simbolica vicinanza. Il cancelliere don Cosimo De Vincentis appone i sigilli all’appartamento del vescovo: nessuno potrà entrarvi fino all’arrivo di monsignor Giuseppe Piemontese, nominato amministratore apostolico della diocesi. Una dopo l’altra, si spengono le luci alle finestre.

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L’ordigno è stato fatto esplodere in prossimità dell’ingresso della camera mortuaria dell’ex clinica Tricarico di Belvedere Marittimo

BELVEDERE MARITTIMO (CS) – Attimi di paua a Belvedere Marittimo dove un ordigno esplosivo, probabilmente una bomba carta, è stata fatta esplodere stasera in prossimità dell’ingresso della camera mortuaria dell’ex clinica Tricarico di Belvedere Marittimo, sul Turreno  cosentino. La clinica – che adesso si chiama Tirrenia Hospital – ha riportato danni al portoncino ed ai locali di accesso alla struttura ma non ci sono stati danni a persone. Sul posto sono intervenuti gli artificieri dei carabinieri per i rilievi e per cercare di risalire al tipo di ordigno. Sul posto sono intervenuti anche i vigili del fuoco del distaccamento di Scalea.

ll Direttivo dell’Organizzazione di Volontariato “Basta Vittime” si rivolge a Mauro Dolce dopo le dichiarazione rilasciate ai giornalisti nei giorni scorsi

COSENZA – Il Direttivo dell’Organizzazione di Volontariato “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” ha appreso le recenti dichiarazioni dell’Assessore regionale della Calabria alle Infrastrutture Mauro Dolce, rilasciate ai giornalisti a margine di un dibattito organizzato a Lamezia Terme (Catanzaro) da Unioncamere Calabria sul tema delle infrastrutture. La Statale 106 – ha spiegato Dolce – «è una delle priorità, nel prossimo mese tutta la progettazione della parte da Sibari a Catanzaro, sarà completata e portata anche al parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici». «Quanto ai tempi, noi abbiamo come prima attività il tratto Crotone-Cutro», circa 10 chilometri di Nuova Statale 106.

Il momento della verità non tarda ad arrivare quando Dolce – in coerenza con quanto affermato di recente dal Presidente della Regione Calabria Occhiuto – afferma che «una volta che c’è la progettazione pronta, saremo in grado di intercettare i finanziamenti che saranno disponibili nel prossimo futuro, speriamo che ce ne siano» ed aggiunge «questo ovviamente non dipende da noi» ma «dal nuovo governo».

Il Direttivo dell’O.d.V. “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” ormai da mesi denuncia annunci e proclami ripetuti da parte del Presidente della Regione Calabria e dell’assessore alle infrastrutture Dolce sostenendo che non vi è alcun investimento previsto sulla Statale 106. Non solo: siamo stati letteralmente “oscurati” ogni qual volta abbiamo denunciato che la “nuova progettazione” era solo uno strumento per sperperare denaro pubblico al solo fine di non fare ciò che concretamente serviva: trovare finanziamenti, anche tramite i fondi del PNRR ed il Fondo di Sviluppo e Coesione. al fine semplicemente di realizzare i progetti che sulla Statale 106 esistono da oltre 20 anni!

Anche in questa sede ricordiamo che il Direttivo dell’O.d.V. “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” ormai da mesi denuncia l’incapacità e l’inadeguatezza dell’attuale dirigenza di Anas Spa in Calabria chiedendone ripetutamente le dimissioni. Il Presidente della Regione Calabria e l’assessore Mauro Dolce dovrebbero chiedere alla Direzione Generale di Anas Spa perché negli ultimi 3 anni sulla famigerata e tristemente nota “strada della morte” non viene realizzata neanche la manutenzione ordinaria e straordinaria e mancano importanti interventi di messa in sicurezza urgente già programmati ed in parte finanziati da anni.

Parliamo dei dirigenti della Struttura Territoriale di Anas Spa in Calabria che insieme al fantomatico “Commissario Straordinario per la Statale 106” Massimo Simonini ormai da anni hanno prodotto solo e soltanto una cosa che è sotto gli occhi di tutti: il nulla più assoluto. Sono gli stessi che quando furono convocati in quarta commissione nello scorso mese di febbraio per essere auditi non si sono presentati dimostrando in modo palese l’assoluta mancanza di autorevolezza e di capacità che manca, in materia di infrastrutture e sulla Statale 106 nello specifico, in seno al Governo della Regione Calabria.

Una Regione Calabria che è totalmente incapace di aprirsi al confronto con quanti possono offrire un contributo di idee e di proposte sulla Statale 106 dimostrando di non possedere conoscenze, competenze e idee. Non hanno visione e, purtroppo, navigano a vista.

Riteniamo, altresì irricevibile il messaggio dell’assessore Dolce secondo cui i nuovi finanziamenti dipenderanno dal nuovo Governo. Perché del nuovo Governo fa parte Forza Italia che qui in Calabria è rappresentata dal Presidente della Regione Roberto Occhiuto il quale, a più riprese, nei mesi scorsi, ha dichiarato che nella prossima legge finanziaria – che verrà ovviamente redatta anche da Forza Italia – avremmo ottenuto 3 miliardi di euro sulla Statale 106. Nella realtà non ci sarà nulla. Anche per questa ragione il Direttivo intende confermare che l’unico obiettivo resta il nuovo tracciato della Statale 106 Crotone – Cutro e per essere realizzato servirà un decennio. E nel frattempo? Lasciamo che altri cittadini continuino a morire sulla Statale 106 senza fare nulla?

Servono interventi urgenti ed immediati di messa in sicurezza e deve essere avviato al più presto un piano di ordinaria e straordinaria manutenzione al fine di intervenire sulle diverse ed innumerevoli criticità al fine di rendere più sicura la Statale 106 esistente: ovvero quella che dovremo percorrere per chissà quanti altri decenni a venire.

Il Direttivo dell’O.d.V. “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” intende, infine, ricordare che nel triennio 2016 – 2018 sulla Statale 106 furono avviati – Bilanci di Esercizio di Anas Spa alla mano – diversi interventi di messa in sicurezza conclusi in tempi rapidissimi, fu regolarmente svolta l’attività di ordinaria e straordinaria manutenzione e furono approvate dal Governo le Delibere CIPE della Nuova Statale 106 in costruzione tra Sibari e Roseto Capo Spulico anche grazie all’ottima interlocuzione tra la nostra Organizzazione di Volontariato e l’allora Presidente della Regione Calabria Mario Gerardo Oliverio e gli assessori regionali Francesco Russo e Roberto Musmanno. Non dimentichiamo che con l’Assessore alle Infrastrutture Roberto Musmanno con la nostra O.d.V. “Basta Vittime Sulla Strada Statale 106” nel novembre 2016 percorse la Statale 106 in auto da Sibari fino a Caulonia. Passaggio che fu propedeutico ad una serie di interventi già completamente realizzati ed altri progettati ed in parte finanziati.

Per questa ragione rivolgiamo pubblicamente l’invito all’assessore regionale Mauro Dolce a percorrere insieme con la nostra Organizzazione la Statale 106: questa volta da Reggio Calabria fino a Catanzaro. Non per discutere con lui lungo il percorso dei progetti già esistenti da circa 20 anni per la Nuova Statale 106 tra Reggio e Melito di Porto Salvo e per parlare del nuovo tratto tra Locri e Ardore o della variante di Caulonia. Perché sappiamo che non saranno realizzati per qualche decennio! Ma per fargli comprendere qual è lo stato comatoso in cui versa la Statale 106 esistente.

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