“Il Tesoro di Como. Via Diaz 2018”: il volume sulla scoperta delle mille monete romane

2022-10-11 12:57:17 By : Ms. Ruo La

Barbara Grassi, responsabile della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Como

Una notizia che fece il giro del mondo perché in un colpo solo vennero ritrovate a Como mille monete romane rimaste sepolte per oltre sedici secoli. Adesso su quel ritrovamento del 2018 è stato pubblicato il volume “Il Tesoro di Como. Via Diaz 2018”, edito dalla Direzione Generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Mic in collaborazione con l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato nell’ambito della collana “Notiziario del Portale Numismatico dello Stato”. Il libro sarà presento a Como lunedì 9 maggio, alle 17, nella Sala Conferenze della Biblioteca Paolo Borsellino, e il giorno successivo (martedì 10 maggio, alle 17) a Milano nella Sala delle Colonne della Soprintendenza.

«Un lavoro multidisciplinare che restituisce al pubblico una scoperta eccezionale sia per la qualità che per la quantità. Nel 2018 fece molto scalpore lo straordinario rinvenimento presso l’ex teatro Cressoni di Como, durante indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio, di mille monete d’oro del V secolo d.C. e alcuni gioielli. Ne seguirono anni di ricerca per consentire una piena comprensione e valorizzazione del tesoro», spiega Barbara Grassi, responsabile della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la provincia di Como.

Adesso questi studi vengono pubblicati nel volume “Il Tesoro di Como. Via Diaz 2018” a firma di Grazia Facchinetti, esperta in numismatica della Soprintendenza ABAP, con i contributi di Maurizio Aceto, Fulvia S. Aghib, Angelo Agostino, Marco Balini, Roberto Bugini, Stefania Crespi, Costanza Cucini, Luisa Folli, Emiliano Garatti, Annalisa Gasparetto, Barbara Grassi, Federica Guidi, Maria Labate, Alessia Marcheschi, Elisa Possenti, Agostino Rizzi, Eliana Sedini.

Il volume può essere consultato online. La copia cartacea può essere acquistata sul canale shop.ipzs.it.

Cosa porta alla luce questa ricerca multidisciplinare sul “Tesoro di Como”?

«Il lavoro restituisce al pubblico una scoperta dal valore inestimabile: mille monete che rappresentano un unicum nelle collezioni monetali italiane di epoca romana. Alla scoperta che risale al 5 settembre 2018 è seguita una lunga fase di studio, ricostruzione e catalogazione ad opera di archeologi ed esperti numismatici. Tutto questo è poi confluito in volume di quasi 350 pagine che si arricchisce di una sezione online, le vetrine virtuali con le fotografie e le schede di tutte le mille monete e dei reperti in oro. Oltre a uno studio numismatico dettagliato, Grazia Facchinetti fa una ricostruzione storiografica della scoperta di via Diaz nella Como di epoca romana. Il volume si avvale di numerosi e interessanti contributi come quello della dottoressa Costanza Cucini sulle attività della Zecca e quello della dottoressa Eliana Sedini sul contenitore di pietra ollare. Importanti sono poi le indagini chimiche e le indagini al microscopio SEM svolte dalle Università di Torino e Milano e dal CNR».

Il volume farà parte della serie speciale che il Notiziario del Portale Numismatico dello Stato dedica alle principali collezioni di monete italiane. Come nasce questa collaborazione?

«Si tratta di un lavoro multidisciplinare, condotto tra le tante difficoltà della pandemia dagli archeologi, dai funzionari, dagli esperti numismatici e dai tecnici della Soprintendenza in collaborazione con gli uffici centrali del Mic, sotto la direzione di Elena Calandra e con la preziosa collaborazione della dottoressa Serafina Pennestrì, responsabile dell’Osservatorio per i beni numismatici e del Portale Numismatico dello Stato e l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato. In tutte le fasi i scavo, di ricerca e catalogazione sono stati avviate delle collaborazioni a vari livelli che hanno permesso la buona riuscita del volume. Il nostro impegno non è soltanto quello di conservare e valorizzare il patrimonio culturale, ma anche quello di divulgarlo e trasmetterlo alla comunità tramite la pubblicazione delle ricerche e la realizzazione di allestimenti per il pubblico».

Oltre al volume è stato previsto un percorso di valorizzazione della scoperta di Como? Ci sarà un evento di presentazione al pubblico?

«Sì, abbiamo in cantiere un progetto condiviso con il Comune di Como per una esposizione permanente di una parte delle monete di via Diaz all’interno dello spazio espositivo che si vorrebbe realizzare nell’ex chiesa delle Orfanelle, accanto al museo archeologico. Si tratta di un progetto ricchissimo, molto bene articolato, che prevede una serie di percorsi e approfondimenti con alcune postazioni multimediali. Il volume invece sarà presentato a Como lunedì 9 maggio alle 17 nella Sala Conferenze della Biblioteca Paolo Borsellino, e martedì 10 maggio alle 17 a Milano nella Sala delle Colonne della Soprintendenza. Ma, come detto in precedenza, le monete e le schede tecniche di riferimento sono consultabili online sulle vetrine virtuali del Portale Numismatico dello Stato».

Quando inizia la ricerca archeologica nell’area di Como?

«Como è stata da sempre oggetto di interesse archeologico. Già tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento si ha notizia dei i primi ritrovamenti archeologici. Le ricerche sul sito, quindi, proseguivano da diversi anni e si concentravano sui resti del monastero di Sant’Anna costruito nel XIV secolo. Questo sorgeva su un precedente edificio di epoca romana, come rivelano le impronte di lastre in pietra e altri reperti ritrovati vicino al vano all’interno quale era custodito il contenitore di pietra ollare oggetto dell’incredibile scoperta. Il ritrovamento delle monete è avvenuto durante gli scavi archeologici effettuati all’interno del cantiere di ristrutturazione dell’ex teatro Cressoni, in via Diaz, poco lontano dall’area del foro di Novum Comum. La Soprintendenza aveva già prescritto su tutta l’area una indagine preventiva in caso di scavo».

La scoperta risale al 2018, a cui sono seguiti anni di ricerca per consentire una piena comprensione e valorizzazione del ritrovamento. Cosa è stato fatto?

«L’indagine ha portato alla luce mille solidi, monete d’oro del peso di circa 4,5 grammi, oltre che da alcuni oggetti, sempre in oro: un frammento di barretta, tre orecchini e tre anelli con castone. Le monete si datano complessivamente tra la fine del IV secolo (intorno al 395 d.C) e il V secolo, non oltre il 473 d.C. Le monete recano le incisioni di vari imperatori d’oriente e d’occidente, come Onorio, Valentiniano III, Leone I, Antemio e Livio Severo, ma anche di alcune figure femminili legate alle famiglie imperiali. La Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio per le province di Como, Lecco, Monza e Brianza, Pavia, Sondrio e Varese, che ha la direzione scientifica dello scavo, ha subito provveduto al trasporto del ritrovamento nel laboratorio di restauro della Soprintendenza a Milano, dove archeologi, restauratori e numismatici hanno lavorato ad un vero e proprio scavo in miniatura, all’interno del recipiente».

Con quali tecniche è stato effettuato il microscavo?

«Il prelievo delle monete è stato effettuato con criterio stratigrafico in modo da consentire la ricostruzione delle pile presenti all’interno del contenitore di pietra ollare. Le monete probabilmente erano impilate in involucri di materiale organico, di cui purtroppo non è rimasta traccia. Si è poi documentata la posizione di ogni singola moneta in modo da capire se composizione delle pile fosse più o meno casuale o legata a un determinato imperatore o Zecca».

Qual è il valore archeologico di questa scoperta?

«Una scoperta di grande valore che ha permesso di restituire un importante spaccato della storia della città romana di Como. In Italia non sono molti i tesori monetali di epoca romana così ricchi: l’ultimo ritrovamento rilevante è quello di Sovana, in provincia di Grosseto, che ammonta a 498 monete d’oro, appena la metà di quelle rinvenute a Como, pubblicato da Ermanno Arslan. E questo apre la possibilità di fare studi approfonditi sulle varie emissioni degli imperatori romani e ricostruire un capitolo importante della numismatica del V secolo».

La scoperta del tesoro di Como apre ad altre ricerche in quell’area?

«Questo ritrovamento dimostra l’efficacia dell’azione di tutela, conoscenza e valorizzazione svolta dalla Soprintendenza e incoraggia un impegno ancor più concreto nell’estendere la prassi dell’archeologia preventiva anche in contesti di interventi di iniziativa privata. L’indagine archeologica è già andata avanti e nel 2020 sono stati ritrovati poco lontano, sempre durante una indagine archeologica preventiva, i resti di una domus di età romana che aveva una pavimentazione in mosaico ben conservata che era collocata al di sopra di un pavimento in cementizio più epoca precedente. Una scoperta che fornisce ulteriori elementi sulla topografia della città».

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