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Il giardino sul tetto: a casa dell’architetto Bruno Erpicum
Il giardino sul tetto: a casa dell’architetto Bruno Erpicum
Un parco di quattro ettari nella campagna belga ospita (nasconde) un’architettura forte ma minuta, nata da un assioma semplice: «La natura può essere valorizzata dall’architettura, l’architettura può essere valorizzata dalla natura». A firmare il progetto è Bruno Erpicum, architetto con studio a Bruxelles (AABE) e cantieri in tutto il mondo, fresco vincitore del Belgium Prestige Awards for Contemporary Architecture Firm 2022.
SCELGO MATERIALI CHE NON SUBISCONO I SEGNI DEL TEMPO, MA CHE ASSUMONO LA PATINA. QUELLI CHE SANNO COME INVECCHIARE
Perfettamente incastonato in un verde ‘riaddomesticato’ dal paesaggista Michel Delvosalle, questo nuovo edificio, in una rilettura autografa della grammatica modernista, è un sillabario di materiali, durevoli e senza tempo. Cemento, pietra, metallo e legno condividono lo spazio. Mentre uno spesso pavimento in legno, composto da lunghe lame, disegna una transizione graduale con l’esterno. Le pareti interne sono state volutamente lasciate grezze. Forte di un colore neutro, un grigio caldo, il cemento a vista diventa un fondale che mette in risalto forme, texture e materiali degli arredi, il velluto e la pelle dei rivestimenti delle sedute, le venature del legno del grande mobile contenitore, la lana del tappeto. In cucina, i pannelli tranciati di quarzite, posti a libro aperto, sono abbinati a contenitori in wengé. Nel tempo, il cemento, che gioca con la luce, si patinerà come il legno. «Il materiale deve essere usato per quello che è: se è pesante, rendilo pesante, se è leggero, fallo volare…», confida Bruno Erpicum.
«Ho sempre prestato attenzione ai dettagli e sfruttato al meglio tutte le tecniche disponibili per far risaltare al meglio le proporzioni. Ma c’è qualcos’altro che di recente ha iniziato a influenzare il mio approccio: constatare come dopo cinque o dieci anni, molti edifici moderni perdano la loro brillantezza. Così ho deciso di rivolgere l’attenzione verso materiali che non subiscono i segni del tempo, ma ne assumono la patina, quelli che sanno come invecchiare. Invecchiare e migliorare è una qualità. Con i miei colleghi da tempo abbiamo trasformato il nostro workshop di Bruxelles in una sorta di laboratorio dove sperimentiamo soluzioni per i nostri cantieri sparsi in dodici paesi del mondo. Ogni volta, confrontiamo i vantaggi di legni, pietre e calcestruzzo liscio e granulare. Il materiale di un edificio è la sua pelle. La comunicazione tra la nostra pelle e la pelle dell’edificio è essenziale. Liscio, freddo, caldo… Qualunque sia l’effetto, guiderà la sensazione che avremo rispetto all’edificio e allo spazio». Il traguardo? «Un’affermazione: ‘voglio esserci’, non di più, non di meno». Nota in calce. Se avete voglia, immergetevi nelle immagini di questo progetto sulle note di Je Veux Vivre, ultimo successo del cantautore belga Arno. Nel chiudere questa conversazione breve, Bruno Erpicum ne ruba per noi le parole: «Voglio vivere in un mondo dove la bellezza non va cercata».
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