Alcuni materiali sono tornati al costo precedente allo scoppio del conflitto in Ucraina. Le oscillazioni attuali sarebbero da imputare a tre ragioni: stoccaggi effettuati nei mesi scorsi, forza del dollaro e i venti di recessione
Nonostante l’inflazione continui a mordere le economie globali, c’è un segnale in controtendenza: i prezzi delle materie prime industriali sono in calo, in alcuni casi talmente forte da compensare gli aumenti dei mesi precedenti. Un approfondimento del Corriere della Sera ha dato una spiegazione a questo fenomeno
Se infatti il calo del costo di beni alimentari come mais e grano è dovuto all’accordo tra Russia e Ucraina per lo sblocco dei porti, lo stesso non si può dire per le materie prime come l’acciaio, lo zinco e l’alluminio
In alcuni casi le principali materie prime industriali, i cui prezzi erano saliti vertiginosamente all’inizio dell’anno, hanno registrato un tale decremento di costo da compensare gli aumenti verificatisi nei primi tre mesi del 2022
Il quotidiano milanese ha intervistato Achille Fornasini, docente di Analisi tecnica dei mercati finanziari a Brescia, secondo cui le oscillazioni attuali dei prezzi sono dovuti a tre differenti cause
Il primo è che “le aziende hanno fatto imponenti stoccaggi nel timore che la guerra potesse limitare ulteriormente gli approvvigionamenti, ora hanno i magazzini pieni”, ha spiegato Fornasini
A pesare è anche l’andamento della valuta americana: “La forza crescente del dollaro ha reso sempre più onerosi gli acquisti delle materie prime, quasi tutte prezzate in dollari”
Infine “l’incombente fase di stagnazione innescata dai provvedimenti restrittivi delle banche centrali in Europa e Usa ha provocato la fuga della speculazione finanziaria dai mercati regolamentati delle commodity”
Queste cause stanno portando a una diminuzione dei prezzi delle materie prime: cotone, minerale di ferro e silicio sono tornati al costo prima della guerra, anche se questo potrebbe non bastare a stabilizzare i costi di produzione a causa del continuo aumento del prezzo dell’energia
Carlo Altomonte, docente di Politica economica europea alla Bocconi, ha spiegato al Corriere che i primi segnali di ridimensionamento dei prezzi delle materie prime industriali sono arrivati a luglio
“Aumentando i tassi di interesse le banche centrali stanno volutamente rallentando l’economia per togliere propensione inflattiva”, ha spiegato. “Questi sono i primi effetti. A cascata ciò dovrebbe portare tra 4-5 mesi alla riduzione dei prezzi del carrello della spesa. L’importante è che la Bce intervenga in autunno sui tassi di interesse tenendo conto che la frenata dell’economia è già iniziata”
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