Due riti di dedicazione, picnic con piatti tipici, musica. È un fine settimana di festa, fede ed emozioni quello che vivrà in Mozambico la piccola grande famiglia vicentina nella diocesi di Beira assieme alle comunità locali di fedeli. Sabato 16 e domenica 17 luglio si tiene la dedicazione (consacrazione dell’altare) di due nuove chiese: “Tutti i santi” e “Tutti gli angeli” che distano una decina di chilometri una dall’altra. Un evento straordinario: un rito di dedicazione in Mozambico non si vedeva dal 1976, anno in cui i Portoghesi hanno lasciato il Paese.
Il “progettista”, l’organizzatore, il “direttore dei lavori”, incaricato dal vescovo di Beira don Claudio Dalla Zuanna, è il prete fidei donum don Maurizio Bolzon. Vicario della città di Beira, ha tenuto le fila tra l’Italia e il Mozambico e ha trovato la squadra giusta per portare a termine la costruzione dei due edifici contro una pandemia, un ciclone, il terreno fangoso, problemi tecnici e organizzativi. Arrivato a Beira nel 2017, dall’anno successivo il sacerdote ha dedicato corpo, mente e cuore all'”impresa” accompagnato dall’altro prete fidei donum don Davide Vivian, con l’aiuto di professionisti ed amici. I fondi sono arrivati dalla Diocesi di Vicenza che da anni investe in Mozambico e moltissimi privati « persone che credono in noi» spiega don Bolzon. Anche la Diocesi di Beira ha dato il suo contributo.
Alla festa parteciperanno le comunità locali di fedeli, le suore Orsoline del Sacro cuore di Maria e i padri della Pia Società San Gaetano presenti in Mozambico con alcune missioni. Il 10 luglio sono partiti da Vicenza il vicario generale don Lorenzo Zaupa e don Flavio Marchesini, direttore dell’Ufficio di pastorale della diocesi con un regalo speciale: quattro reliquie. Due di Santa Bertilla Boscardin e due di Santa Bakhita che, in coppia, verranno cementate nei due altari.
Don Bolzon, la costruzione delle due chiese non è stata una passeggiata.
«Operiamo nella periferia di Beira, l’obiettivo era costruire due chiese che non fossero uno “scandalo”, che si potessero inserire bene anche esteticamente nel quartiere. Ho chiesto aiuto a don Gaetano Comiati e all’architetto Francesca Leto che hanno elaborato un’idea. Volevo una chiesa basica, con elementi essenziali del cattolicesimo. Viviamo in un contesto di pluralità religiosa, è importante che le nostre chiese si distinguano architettonicamente dalle altre.Un ingegnere ha poi fatto i calcoli delle portate, del cemento. A quel punto ho chiamato quattro muratori di Molina di Malo, amici cari, che già avevano lavorato con me in Camerun. Li ho incontrari in Mozambico nel dicembre del 2018. In due mesi di lavoro fondamenta e pilastri erano pronti».
Poi sono arrivati il ciclone Idai e la pandemia.
«Siamo riusciti a ripartire nel 2021. Abbiamo costruito le pareti. Nel frattempo altri amici in Italia hanno studiato i due tetti, realizzati interamente da volontari. Nel giugno 2021 ce li hanno “spediti”, in settembre sono arrivati i container, uno per tetto. Erano praticamente già pronti. Abbiamo pagato solo il materiale e la spedizione; studio e manodopera ci sono stati donati: un modo molto concreto per aiutare le missioni. Don Davide ed io ci siamo poi divisi le rifiniture e le responsabilità pastorali: io “Tutti i santi”, Davide “Gli angeli custodi” che qui chiamano “Tutti gli angeli”. L’intero paradiso è con noi (ride)».
Che significato hanno queste due chiese per i fedeli del posto?
«Sono emozionati. La gente dice che non si sarebbe mai aspettata che nel loro Barrio (quartiere), sempre abbandonato, un giorno ci sarebbero state due chiese così. Prima c’era una baracca di pali e lamiere che con i cicloni puntualmente veniva giù. La parrocchia di “Tutti i santi” aveva invece una piccola cappella, insufficiente per i bisogni del luogo».
State già utilizzando i due edifici religiosi?
«Sì, fin da subito, non avevamo altro luogo in cui celebrare. Abbiamo visto aumentare significamente il numero di fedeli. Erano 50. Ora, a messa, ce ne sono almeno 300-400, per chiesa. Il fatto di avere un edificio accogliente, capiente sta richiamando cristiani che avevano abbandonato. Questo mi porta a pensare ai musulmani che prima costruiscono le moschee, poi le comunità attorno. Noi facciamo il contrario. L’esperienza in Mozambico, in qualche maniera, dà loro ragione. I cristiani non vengono solo a vedere i due edifici nuovi, si fermano e poi tornano».
Che cosa avete preparato per i festeggiamenti?
«Parteciperanno tutte le comunità. Festeggeremo con un grande picnic attorno alle chiese, agli spazi della parrocchia. Ogni comunità si siederà nella sua zona e mangia quello che si è portato da casa. Contemporaneamente sarà allestita la tavola degli ospiti dove siedono, ad esempio, don Zaupa, don Marchesini e il vescovo vicentino di Beira Dalla Zuanna con i suoi delegati. C’è tanto fermento perché la gente del posto non ha mai visto una dedicazione. Le ultime risalgono ai tempi della colonizzazione con i portoghesi che hanno lasciato il Mozambico nel 1976. Il rito, ricco e coinvolgente, sarà celebrato in portoghese da mons. Dalla Zuanna».
Personalmente come sta vivendo la dedicazione?
«Sono sinceramente emozionato come la mia gente. Mi sento esattamente come loro. Loro sono eccitati per le due chiese, io sono emozionato per le persone che abitano i due edifici religiosi. Non mi impressionano i muri, ma la comunità che sta nascendo. Prima era una comunità per modo di dire, adesso stiamo vedendo la nascita di una parrocchia vera, con le pietre vive. Le due chiese in qualche maniera suggellano questo cammino».
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