Crisi dei prezzi, dall’acciaieria in Cina all’officina di moto: viaggio di un freno al tempo dell’inflazione- Corriere.it

2022-10-09 12:59:35 By : Ms. Lane Zou

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Fornitura saltata, corsa alle materie prime (rincarate) e container fermi nei porti: alla fine si paga il 18% in più

Manca tutto ed è tutto più costoso. Colpa del rimbalzo dell’economia dopo lo stop forzato dai lockdown, certo, ma colpa anche dell’assenza di una politica industriale. Che costringe le aziende a improvvisarsi ragionieri e a tastare soluzioni per non soffocare tra bollette roventi, container introvabili e minerali che valgono oro. Abbiamo seguito il viaggio di un nastro di acciaio dalla fornace nel Far East alla motocicletta su cui viene montato come freno a disco in un’officina di corso Grosseto: dagli aumenti non si salva nessuno. L’Italia non è un Paese d’acciaio, men che meno per l’acciaio. Nel 2020 la produzione è scesa al punto più basso dal 2008 (20 milioni di tonnellate), in Europa non va meglio, negli ultimi 20 anni i piccoli impianti del Nord hanno diminuito il lavoro. Risultato?

Dov’è l’acciaio?

«Siamo in default produttivo perché manca materiale nuovo che eravamo abituati a comprare dal Far East in forma di semilavorato», osserva Marco Barbero, responsabile dell’osservatorio Metalweek che aiuta le imprese torinesi a districarsi tra la volatilità delle commodity. «La catena della fornitura ordinaria è saltata e si è dovuto comprare materia prima in mercati poco premianti a livello di prezzo, dopo il lockdown si è scatenata una corsa all’accaparramento, ci sono aziende che trattavano e trattano sul peso non più sul prezzo». Aggiungiamoci che gli speculatori si sono ritirati strutturando il mercato su domanda e offerta e le quotazioni delle commodity sono schizzate: una tonnellata di laminati d’acciaio che a gennaio 2020 costava 430 euro, oggi quasi raddoppia a 840 euro.

C’è poi la questione trasporto. Ordino 20mila euro di acciaio dalla Cina, devo aggiungervi spedizione, noleggio del container e tariffe doganali: «Per proteggere la sua produzione, la Ue ha emesso le tutele di salvaguardia fino a una certo tonnellaggio, se sdogani fuori dalla tariffa di favore, paghi il 25% del prezzo della materia prima», continua Barbero. Le clausole di salvaguardia del primo trimestre 2022 sono andate esaurite in 3 giorni, ergo i porti come Vado scoppiano di materiale: se le clausole sono finite, piuttosto l’azienda affitta un magazzino per stoccare l’acciaio fino ad aprile e alla prima data utile sdogana in tariffa di favore. «Dopo i lockdown le cose sono cambiate e trovo molta impreparazione da parte degli uffici acquisti delle imprese, i cfo per fortuna capiscono», lamenta Barbero.

A Ciriè la Newfren di Elisabetta Quadrini, nata 60 anni fa per produrre freni, dischi freno, ganasce e frizioni, ha stravolto il processo di approvvigionamento e di trasformazione per non soccombere. «Prima compravamo da un commerciante di acciaio, oggi abbiam saltato un passaggio e ci siam rivolti direttamente a delle acciaierie all’estero: il prezzo al peso è più competitivo, ma dobbiamo comprare 7 tonnellate invece delle 2 di prima, quindi impegnare più capitale, non tutti se lo possono permettere», dice. La materia prevalente del disco freno della Newfren acciaio Aisi 420 comprato in Giappone. Nel 2020 costava 2,40 euro al chilo, oggi 3,50 euro. Il trattamento termico della tempra, molto energivoro, costava 2,80 al chilo, oggi 3,48 euro. Il processo di pressofusione dell’alluminio per le ganasce freno era già salito del 5% nel 2020 e Quadrini si aspetta un ulteriore rincaro. «L’ultima bolletta del gas arrivata in questi giorni è due volte quella precedente». Oggi Newfren dice di essere riuscita a calmierare il prezzo dei prodotti: «Assorbiamo noi i costi di energia e materie prime comprimendo i margini, ma cominciano a pesare anche la carta e il packaging della confezione».

Una volta imbustati, i pezzi della Newfren vengono spediti a chi ne fa domanda, come la Caba Moto di Massimo Bottino, a Biella, rivenditore aftermarket per le due ruote. «Io gli aumenti a monte li ho dovuti adeguare al prezzo di rivendita, i clienti non sono contenti: pastiglie, frizioni e freni sono tutti aumentati del 10-15%. Le frizioni poi non si trovano, me le han garantite per fine luglio, io intanto le cerco da altri produttori su internet». Stessa tattica della Newfren. «Tenga a mente che la moto è un mezzo che si usa con il caldo, per cui il bello deve ancora venire». In corso Grosseto 3d, all’officina Moto 105 in realtà se ne sono già accorti. «I rincari li abbiamo già visti, ma non sono quelli definitivi per me», scuote la testa il titolare Roberto Muscolino, una passione per i motori sin da bambino. Per esempio un disco freno per T-Max oggi se l’è visto proporre a 158 euro contro i 134 del 2020 (17,9%) mentre i dischi frizione per l’Honda Transalp sono passati da 48 a 57 euro (+18,75%), le pastiglie invece da 35 euro sono salite a 40 euro.

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