Dieci giorni per far uscire un container: «Trasportatori pagati meno che in Romania»
La ripresa in Italia rischia di fermarsi in banchina. Dai porti i container escono con sempre maggiore difficoltà perché mancano i camionisti. Le associazioni del settore calcolano che ne servono almeno 20 mila per riuscire a fronteggiare la grande richiesta di trasporto dagli scali italiani ai mercati di destinazione, ma il trend dice che il numero degli autisti continua a diminuire. «Non si trovano, nemmeno dai Paesi dell’Est, il tradizionale bacino da cui sono stati reclutati negli ultimi anni – analizza Luigi Merlo, vicepresidente di Conftrasporto –. Alcuni nostri associati, ditte e consorzi di trasporto con centinaia di dipendenti li stanno cercando con affanno e hanno pubblicato un sito internet dove trovare le offerte di lavoro, ma al momento l’emergenza resta».
Lo scenario non è ancora apocalittico come in Inghilterra, dove per la mancanza di personale idoneo alla guida dei camion scarseggiano persino la benzina alle pompe e il latte nei supermercati, ma anche l’Italia comincia a subire i primi effetti negativi. Nel porto di Genova, dicono gli operatori, servono ormai dai sette ai dieci giorni perché la merce riesca a uscire dallo scalo. E le tariffe hanno cominciato a salire: per il trasporto su strada adesso serve il 15% in più rispetto a qualche settimana fa. «Tutti extra costi che uniti ai rallentamenti dell’imbuto logistico, fanno perdere competitività all’Italia. Così rischiamo di giocarci la ripresa».
«È necessario l’intervento urgente del governo - dice Merlo -.Basterebbe abbattere il costo delle patenti per la guida dei camion, così da aumentare il numero di camionisti. E poi per evitare che sulle banchine continuino ad accumularsi i container, serve la deroga alla circolazione anche nei week end». L’altra soluzione immediata è potenziare i treni. Msc, ad esempio, ha raddoppiato la capacità sui binari verso il nord, sia da Genova che dalla Spezia. Ma non basta ancora.
“ Mio padre e mia madre leggevano La Stampa, quando mi sono sposato io e mia moglie abbiamo sempre letto La Stampa, da quando son rimasto solo sono passato alla versione digitale. È un quotidiano liberale e moderato come lo sono io.
“ Perché mio papà la leggeva tutti i giorni. Perché a quattro anni mia mamma mi ha scoperto mentre leggevo a voce alta le parole sulla Stampa. Perché è un giornale internazionale.Perché ci trovo le notizie e i racconti della mia città.
“ Leggo La Stampa da quasi 50 anni, e ne sono abbonato da 20. Pago le notizie perché non siano pagate da altri per me che cerco di capire il mondo attraverso opinioni autorevoli e informazioni complete e il più possibile obiettive. La carta stampata è un patrimonio democratico che va difeso e preservato.
“ Ho comprato per tutta la vita ogni giorno il giornale. Da due anni sono passato al digitale. Abito in un paesino nell'entroterra ligure: cosa di meglio, al mattino presto, di.... un caffè e La Stampa? La Stampa tutta, non solo i titoli....E, visto che qualcuno lavora per fornirmi questo servizio, trovo giusto pagare un abbonamento.