Una new generation si sta facendo strada nella moda a colpi sostenibilità, inclusione e approcci seasonless
La New York Fashion Week Primavera Estate 2023 è alle porte e il calendario si presenta ricco di nomi interessanti, tra cui diversi brand emergenti che in pochissimi anni hanno saputo guadagnarsi uno spazio nel cuore di addetti ai lavori e celebrities, complici vitalità da social media e progetti internazionali dedicati al settore come il CFDA/Vogue Fashion Fund. Che si tratti soltanto di hype temporaneo o che siano destinati a lasciare un segno duraturo nel fashion system, sicuramente i giovani designer sono una cartina al tornasole del nostro tempo: ci raccontano di tendenze, missioni e valori che in questo momento dominano il settore, servono da indicatore su cosa si punterà sempre più nel futuro. Le parole chiave? Sostenibilità, inclusione, approccio seasonless. La brand image è sempre più importante: le micro-tendenze non interessano ai nuovi designer, quello che conta è consolidare un immaginario e al tempo stesso lanciare un messaggio (sociale, ambientale, concettuale) che possa sopravvivere al brand e alle stagioni, andando a definire nuovi standard per tutta la moda a venire. Se New York è spesso considerata la meno stimolante tra le settimane della moda, questi brand vi faranno ricredere.
A post shared by E L E N A V E L E Z (@elenavelez)
Una visione chiara e precisa nata da una bilanciata fusione di estetica e concetto: si potrebbe raccontare così l'immaginario di Elena Velez, che mette il design in prima linea e fa uso di tecniche ancestrali che attingono dalla tradizione metallurgica e di materiali resistenti – come tele militari e paracaduti – per dar vita ad abiti destrutturati e corsetti d'ispirazione vittoriana. La sua moda, che si nutre di collaborazione con artigiani e fabbri locali, racconta una femminilità delicata e al contempo aggressiva, tra linee sinuose, materiali "duri" e scomposizioni stilistiche. Nata a Milwaukee, Wisconsin, e laureata alla Parsons, la designer è entrata nei radar della moda nel 2018 in seguito alla sfilata di VFILES per poi finire a realizzare abiti per Solange Knowles, Grimes, Kali Uchis e Ariana Grande.
A post shared by PUPPETS AND PUPPETS (@puppetsandpuppets)
Virtuosismi estetici, sperimentazione con materiali di recupero e irriverente reinterpretazione della storia del costume si nascondono dietro le "creazioni teatrali e umoristiche" (così le ha definite Vogue UK) di Puppets and Puppets, fondato nel 2018 da Carly Mark e Ayla Argentina. La meme culture contamina l'alta moda e così le scarpe con la zeppa a forma di formaggio e le borsette con su applicati cookies e fette di bagel si combinano insieme ad abiti dalle architetture complesse, silhouette drammatiche, lavorazioni artigianali. Tutta questa stravaganza stilistica si combina a tecniche di upcycling, tessuti riciclati, oggetti di recupero per dar vita a pezzi unici, degni dell'archivio di un collezionista.
A post shared by No Sesso (@nosesso)
Come si intuisce dal nome, No Sesso è prima di tutto genderless ma non si tratta "del solito brand unisex". Nato a Los Angeles dalla collaborazione tra i designer Pierre Davis, Autumn Randolph e Arin Hayes, No Sesso è tra i giovani brand più originali quando si parla di moda inclusiva: una continua sperimentazione di forme, tessuti, colori, lavorazioni. Non si segue la semplice via del minimalismo per creare abiti che "stiano bene a tutti", piuttosto si celebrano creazioni elaborate per mostrare come anche il capo più estroso possa addirsi a chiunque. No Sesso mette l'uso di tessuti riciclati e di tecniche artigianali come il ricamo e la lavorazione patchwork al servizio di creazioni intrise di anticonformismo, pensate per tutti i generi e tutte le taglie.
A post shared by ASHLYN (@ashlynnewyork)
Da una modellista formatasi nell'atelier di Yohji Yamamoto non potevamo che aspettarci grandi cose. Ashlynn Park ha fondato il proprio brand solo un anno fa ma ha già dichiarato a Vogue di essere "in missione per cambiare il sistema". La precisione e lo spirito urbano di New York si incontrano con il destrutturialismo d'impronta giapponese per ridefinire, ancora una volta, il concetto di sartorialità, ma la vera innovazione sta nei ritmi produttivi atipici. Per la designer, la sostenibilità non si traduce solo nella scelta di materiali a basso impatto ambientale, ma anche in un ritorno a ritmi umani: per l'Autunno Inverno 2022 è riuscita a dimostrare che una collezione piccola ma focalizzata poteva essere realizzata perfino da una persona sola, interamente a mano, mantenendo un buon equilibrio tra lavoro e vita personale. Il risultato è un brand dall'identità audace, contemporanea e giocosa espressa attraverso un linguaggio ben studiato e una nuova responsabilità.
A post shared by MIDNIGHT STUDIOS (@midnightstudios)
Un po' Placebo, un po' Nirvana, ma anche B-boy anni Ottanta, Midnight Studios prende tutti i richiami al glam-emo-punk-grunge che ha segnato il "mall goth" di inizio 2000 e lo fonde con nuove influenze provenienti dallo sportswear e dalla cultura street. E così convivono smokey eyes neri, maglioni a righe, harness di pelle, borse a forma di boombox, giacche con gli alamari trasformate in tute sportive, capelli colorati e top trasparenti. Nato dalla visione creativa di Shane Gonzales, il brand racconta la storia delle comunità punk e skate di Los Angeles ma al tempo stesso incarna la moda di e-boys ed e-girls, finendo per risultare come sospeso nel tempo: né attuale né solo nostalgico, un testamento di tutte le sottoculture.
A post shared by Collina Strada (@collinastrada)
Sebbene Collina Strada abbia già una presenza social molto forte e sia tra i brand di nicchia più amati della NYFW, merita un posto d'onore perché è l'incarnazione della moda che piace alla Gen Z. Se l'estetica weird girl avesse un unico marchio di riferimento sarebbe questo: un sogno di colori acidi, giustapposizioni di fantasie e texture, design irriverenti, scritte, disegni, dipinti a mano, ricami, glitter, tie-dye. Massimalismo all'ennesima potenza. Non manca anche qui l'impegno ambientale: il brand di Hillary Taymour punta tutto su scarti di magazzino, materiali riciclati dalle collezioni passate o dal mercato di seconda mano Kantamanto di Accra, Ghana – altrimenti destinati allo smaltimento in discarica o in oceano – oppure su tessuti innovativi come la seta sylk che proviene dagli scarti naturali di cespugli di rose e steli.
A post shared by Jacques Agbobly (@illinoize)
Marchio indipendente fondato in tempi di pandemia da Jacques Agbobly, BBK è appena stato insignito del premio DHL Logistics in Fashion Award 2022 dal Council of Fashion Designers of America Inc. (CFDA). Con questo progetto, il designer ha deciso di mettere se stesso in prima linea: black culture, comunità queer e immigrazione diventano quindi frammenti identitari del brand, che punta proprio a raccontare storie di minoranze. Se da una parte c'è quindi un impegno sociale, è la salvaguardia ambientale l'altra faccia della medaglia: i capi sono tutti made-to-order per evitare l’over-produzione e realizzati esclusivamente con fibre naturali, eco-friendly e biodegradabili. Il risultato? Prodotti personalizzati, duraturi, realizzati a basso consumo per evitare uno spreco di energia e risorse.
A post shared by Tia Adeola (@tiaadeola)
Forse qualcuno si ricorderà di lei per le mascherine con ruches divenute virali nel picco della pandemia, ma Tia Andola è riuscita a consolidare il proprio successo oltre la fugacità dell'hype. La sua è un melting pot di influenze: nata in Nigeria, cresciuta a Londra e basata a New York (dove ha frequentato la Parsons), la designer ha fondato il proprio marchio nel 2017 e in pochissimi anni è entrata nelle grazie di super modelle come Gigi Hadid e Cara Delevingne. Una visione glamour e ultra-femminile pervade le sue creazioni, fatte di organze, ruches, piume, giochi di volumi e trasparenze. A guidarla, come ha spiegato a Marie Claire, è una spinta a rileggere il passato, traendo ispirazione dall'abbigliamento rinascimentale per creare una nuova iconografia per la comunità nera, solitamente esclusa da questa narrativa.
A post shared by Brian Vincent (@brianvincent)
Debutta alla NYFW il nuovo progetto del designer Maxwell Osborne, già co-fondatore del premiato marchio di streetwear Public School. Con AnOnly Child, Osborne ha voluto sperimentare con qualcosa di diverso, attingendo dal suo background composito che fonde ispirazioni provenienti dalla Giamaica così come da Londra e New York. Il risultato è un gioco ricchissimo di colori e texture, tutto realizzato facendo uso esclusivamente di giacenze di tessuto, perché ridurre l'impatto ambientale per Osborne non dovrebbe essere considerato un valore aggiunto, ma una conditio sine qua non per ogni brand.
A post shared by FOO AND FOO (@fooandfoo)
Brand fondato dalla figlia di Elizabeth Hilfiger, figlia del celebre Tommy, Foo and Foo è il brand da seguire per tutti gli appassionati di streetwear che non disdegnano un twist eccentrico. L'approccio è giocoso, l'identità gender-neutral, l'estetica spontanea, e i materiali sono – neanche a dirlo – sostenibili. Il marchio nasce infatti dalla repulsione della designer nei confronti dei ritmi folli e degli sprechi ingiustificati del fast fashion.