A Londra si torna indietro nel tempo con un progetto lungimirante: Bulk market è un negozio senza sprechi dove non esistono imballaggi ma solo contenitori riutilizzabili.
Bulk market è il primo negozio senza rifiuti di Londra, dove ci si può rifornire di prodotti alimentari, e non solo, utilizzando contenitori portati da casa oppure acquistati in loco. Qui la plastica è bandita, tranne quella riciclata e il motto che campeggia sul muro è “zero-waste”, ossia nessuno rifiuto e nessuno spreco.
Nel quartiere di Dalston, a est di Londra, è lunedì mattina. Una ragazza entra a Bulk market e dopo essersi guardata intorno estrae dallo zaino un contenitore di vetro che riempie di fusilli, non prima però di chiedere alla proprietaria, Ingrid Caldironi, se può servirsi da sola. Il negozio ha aperto da meno di un mese ma l’affluenza è già alta e la comunità ha reagito positivamente. Sarà per la sua formula, facile e che ricorda il passato, quando la plastica e gli imballaggi non esistevano, sarà per la filosofia che c’è dietro e per il suo intento, quello di proteggere l’ambiente.
In questo negozio si possono comprare beni alimentari, e non, rigorosamente senza marca, pagando solamente il prodotto e non la confezione. Basta portare da casa i propri contenitori, pesarli sulla bilancia per calcolare la tara, appuntarsi la cifra e pesarli alla fine per ottenere peso netto e prezzo da pagare alla cassa. Se invece non si ha con sé un contenitore si può sempre comprare uno di quelli riciclati in vendita. “Bulk” in inglese è il sacco grande usato per conservare grandi quantità di viveri ed è così che Caldironi acquista e conserva molti suoi prodotti, dalla pasta ai legumi ai fiocchi d’avena per il tipico “porridge” inglese. Sugli scaffali ci sono anche formaggi, erbe e spezie, verdura di stagione, e anche una sezione dedicata agli ingredienti per i prodotti di bellezza fai da te come oli essenziali e saponi naturali, senza dimenticare l’olio e l’aceto balsamico di Modena, anche perché Ingrid è nata in Brasile ma i nonni hanno origini emiliane.
“L’ispirazione per questo progetto arriva dalla mia esperienza personale e lavorativa”, racconta Caldironi. “Ho lavorato infatti per anni nel mondo del commercio al dettaglio e ho potuto toccare con mano lo spreco che esiste anche in questo campo. Inoltre, per fare la spesa in un luogo completamente diverso dal supermercato, senza quindi sprecare contenitori e imballaggi, dovevo attraversare Londra e così ho deciso di avviare il mio progetto sociale e aiutare anche la comunità”.
“Vivere in maniera sostenibile non dovrebbe essere così difficile, ma invece lo è a causa delle lobby sostenute dal governo, le quali affermano che eliminando gli imballaggi si cancellano posti di lavoro. Il mio è anche un intento sociale perché se si riesce a sviluppare una coscienza verso queste tematiche si può far sentire la propria voce”, continua l’ideatrice di Bulk market.
I prodotti in vendita nel negozio provengono tutti da imprese locali dei quartieri limitrofi e Caldironi stessa si reca dal panettiere di fiducia lungo la stessa via ogni giorno. “Non tengo in magazzino grandi quantità di prodotto, come invece fanno i supermercati, perché molto probabilmente andrebbero sprecate e si annullerebbe così uno degli obiettivi di questo progetto. Preferisco dire ai miei clienti che oggi, ad esempio, l’insalata è finita, ma i prodotti che vendo sono sempre freschi e sono esattamente quelli che mangerei anch’io e che terrei nella mia cucina”.
Fino a fine ottobre Bulk market sarà un negozio temporaneo ma l’obiettivo, supportato anche da una campagna di crowdfunding, è quello di aprire nel quartiere di Hackney un negozio permanente e più grande, dove saranno in vendita più di 300 prodotti e si potranno usare anche una macchina per il compostaggio e uno spazio per partecipare a laboratori di fai da te.
Per il progetto Caldironi si è affidata a designer e architetti innovativi che si serviranno di materiali di recupero per arredare il nuovo punto vendita. I designer Jan Jongert, uno dei fondatori dello studio Superuse in Olanda, e Andreas Lang, co-fondatore di Public works, si stanno occupando del progetto che prevede il recupero di materiali inusuali come parti delle sceneggiature usate nei teatri, tra cui la celebre Royal opera house di Londra, e scarti di metallo. Solitamente questi due designer non lavorano per privati ma per progetti pubblici che interessano la comunità, però trattandosi in questo caso di un’iniziativa con una forte matrice sociale hanno fatto un’eccezione. Il motto da adottare, nonché l’hashtag di Bulk market, è intuitivo: #zerowastemadesimple, ovvero lo spreco zero reso semplice.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Leggi altri articoli su questi temi: riciclo, Regno Unito, Economia circolare, Inghilterra
Naste Beauty è una linea di skincare il cui ingrediente è la pasta di mele, ottenuta recuperando gli scarti della lavorazione di succhi di frutta.
Grazie a Quotidiana, le edicole di Milano trovano una nuova vita come negozi di prossimità. Per riscoprire la vita di quartiere, con un occhio di riguardo per l’ambiente.
Chi ha detto che l’artigianato sia fuori moda? Ta-Daan gli dà una veste nuova e sostenibile, con la sua vetrina digitale per 60 artigiani in sette paesi.
Sex toys rispettosi dell’ambiente, del corpo e della persona: la sessualità è sostenibile e la sostenibilità è sexy, secondo Green Vibes.
Perché vincolarsi alla vita frenetica in città, ora che è possibile lavorare ovunque? Da questa domanda nasce il fenomeno di digital nomad e south working.
La sostenibilità è un punto chiave dell’attività di Silvia Stella Osella, giovane textile designer e nuova protagonista delle nostre Storie in movimento.
Alle Hawaii abbiamo incontrato Leonardo Fioravanti. Il giovane atleta italiano ci ha parlato di surf e dell’oro olimpico che presto vuole conquistare.
La startup food-tech Foorban offre diverse soluzioni per la pausa pranzo in ufficio, all’insegna della semplicità e della sana alimentazione.
I giochi di Escape4Change premiano cooperazione e lavoro di gruppo e creano consapevolezza sugli obiettivi di sviluppo sostenibile.